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082pastori2014Brescia 25 gennaio 2014 – aula Magna dell’istituto Pastori
Presentazione del libro
RADICI E GEMME
E’ sicuramente un piacere per la dirigenza, per il corpo docenti e gli alunni dell’istituto Pastori, ospitare la presentazione del libro “Radici e gemme” visto l’argomento trattato e la compenetrazione tra storia e agricoltura.
Nel testo si evidenzia come i fattori storico – politici e tecnologici hanno influenzato nel bene o nel male lo sviluppo dell’agricoltura e del sistema sociale.
Quando ho preso in mano il libro, diciamo “ per lavoro”, ho letto la prefazione come per capire cosa ci potesse essere di nuovo in un libro di storia, ma attraverso la lettura ti accorgi che c’è qualcosa di più, una riflessione particolare sul mondo contadino: quello che era, quello che è, cosa ci ha lasciato. A quel punto ho iniziato a riflettere con la mentalità chiaramente dell’insegnante e mi sono chiesto quale sia stato il ruolo della scuola in questi periodi storici e soprattutto dell’ istituto Pastori che come sapete vanta 140 anni di storia, infatti nasce nel 1875.
Attraverso una veloce ricerca negli archivi della scuola, aiutato da altri colleghi, ho procurato del materiale che mette in evidenza come la normativa influenzasse l’attività della scuola attraverso i programmi o atti di imperio o come l’attività degli studenti era sempre svolta nell’ottica della salvaguardia dell’agricoltura e della valorizzazione della ruralità bresciana.
Ho preso spunto non da tutto il testo ma solo da quattro periodi storici: il risorgimento , l’unità d’Italia, il ventennio fascista ed il secondo dopoguerra.
Nella prima parte del libro quella che analizza il periodo del risorgimento (1840 – 1861) si mette in evidenza che non vi sono molti legami tra scuola e agricoltura, non esistono scuole ma si sente la necessità di un’istruzione specifica, infatti ad opera di alcuni volenterosi, vengono effettuati studi, pubblicati libri e date indicazioni su come migliorare il prodotto e le produzioni, di questo ne abbiamo conferma anche a Brescia perché G. Pastori, che vive proprio questa fase, si muove in quest’ottica ed appena ne ha la possibilità, spronato anche dalla crisi legata all’unità d’Italia, fa nascere insieme ad altri una “scuola” che si occupa di agricoltura che si completa nel 1875/76 con la nascita della “Scuola teorico-pratica di agricoltura della Bornata” che successivamente attraverso varie fasi e nomi diventerà l’attuale ITAS Pastori.
L’obiettivo è sempre lo stesso: far crescere l’agricoltura, salvaguardare la tipicità dei prodotti ed il mondo contadino.
Procedendo nella lettura si supera la fase dell’unità d’Italia (1861 – 1920) e si arriva ad una fase storica importante quella del ventennio fascista che ha portato tanti investimenti e cambiamenti nel settore agricolo, puntualmente riportati e analizzati nel testo e che trovano ancora riscontro nel mondo della scuola ed ancora nei documenti storici della Pastori, infatti abbiamo dei documenti che ci fanno capire come la scuola doveva attivarsi per promuovere l’ agricoltura ed era tenuta sotto
controllo dal regime nella selezione del personale, degli alunni e dei programmi scolastici (circolari, note, lettere, programmi).
Nel corso degli anni le cose sono cambiate e la scuola, sempre legandosi al territorio, ha dato nuovi spunti aiutandolo a superare momenti di crisi importanti come quelli della gelsibachicoltura che per tanti anni era stata l’attività principale della bassa bresciana e di tanti altri territori. Infatti il nord Italia ed alcune zone del centro erano diventate il punto di riferimento della seta in Europa fino agli anni 30, per poi chiudere definitivamente i battenti con il passaggio all’allevamento intensivo dei bovini e la coltivazione delle foraggere. La scuola e i suoi docenti in quella fase hanno dovuto affrontare una nuova programmazione per dare la giusta formazione agli studenti che avrebbero adesso operato in un settore diverso.
Dopo la seconda guerra mondiale, il testo mette in evidenza come l’agricoltura e la società rurale per motivi diversi, politici, economici e culturali, cambi; la scuola sotto certi aspetti fa fatica a starci dietro perché cambia la mentalità, il modo di vivere, la società rurale inizia a perdersi, l’Italia si muove verso il settore industriale. Questo cambiamento lo notiamo prima nella programmazione didattica di quel periodo e successivamente nelle tesine che i ragazzi elaborano, incominciano a interessarsi di prodotti tipici,( i salumi , i formaggi, ), di tradizioni (cioè i modi di relazionarsi della gente, quelli che erano i sani principi della solidarietà e del rispetto), il c’era una volta, quello che prima era la realtà.
Ci sono lavori , fine 90, che prendono spunto da altro, l’innovazione dei cerali ed il Kamut; i piccoli frutti nell’agricoltura bresciana; una tesina sperimentale su una confettura ottenuta dai frutti dell’Asimina Triloba o banano del nord – Paw Paw (Po:Po) -, pianta di origine americana, importata e studiata anche in Italia perché dalla pianta si possono estrarre sostanze utilizzabili come insetticida e sostanze con funzioni antitumorali, i ragazzi si sono chiesti e del frutto cosa ne facciamo? Marmellata.
Ecco con questo ultimo esempio chiudo, mettendo in evidenza come, dal mio punto di vista, la tesina sui prodotti tipici rappresenta le RADICI, la storia, le tradizioni della civiltà rurale, quella sulla confettura di Asimina Triloba le GEMME cioè l’apertura al futuro.
Radici e gemme, ancorarsi nella storia e aprirsi al futuro.
Prof. Gregorio Musumeci
Vicepreside Itas Pastori

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